Siamo sinceri: quante volte hai sentito la frase “l’intelligenza artificiale cambierà tutto” e hai pensato “sì, ok, ma nel concreto?” Se sei cresciuto con i meme, TikTok e Google che ti risponde prima ancora di finire di scrivere, ti sembrerà quasi scontato che la tecnologia faccia parte della tua vita. Ma ora siamo su un altro livello: l’AI non è più solo un tool figo o un assistente digitale. È un vero motore di cambiamento. Uno tsunami (positivo) che sta trasformando il mondo del lavoro.
E la domanda è: tu da che parte vuoi stare? Vuoi subirlo questo cambiamento… o cavalcarlo?
In questo articolo ti porto in un viaggio tra le professioni del futuro rese possibili (o potenziate) dall’AI. Quelle che oggi sembrano strane, nuove, magari ancora un po’ “da nerd”, ma che tra qualche anno saranno ovunque. Alcune già esistono, altre stanno nascendo ora. Tutte hanno una cosa in comune: non richiedono per forza un PhD in ingegneria. Serve curiosità, apertura mentale e voglia di imparare. Il resto si costruisce. Spoiler: se sei qui, sei già sulla strada giusta.
L’intelligenza artificiale non è solo quella roba tipo ChatGPT, sarebbe superficiale pensare solo a quello. È un insieme di tecnologie che permettono alle macchine di “pensare”, imparare, risolvere problemi, prendere decisioni. Dalla generazione di testi, immagini e musica, alla gestione dei dati, alla diagnosi medica. E man mano che si evolve, crea nuovi bisogni, nuovi strumenti, nuovi ruoli.
Non è solo una questione di sostituire i lavori “ripetitivi”: è anche un’opportunità di fare meglio quello che già esiste, o di fare cose che prima erano impensabili. E, ovviamente, qualcuno dovrà progettarle, gestirle, promuoverle, venderle, migliorarle, eticamente controllarle. Quel qualcuno potresti essere tu.
Ti sembrerà assurdo, ma esistono persone pagate per scrivere... prompt. Sì, letteralmente comandi per far funzionare bene i modelli AI. In pratica, hanno il compito di parlare il “linguaggio” delle AI generative, per ottenere risultati precisi, creativi e utili. Serve logica, intuito, un po’ di copywriting e tanta sperimentazione. Perfetto per chi ama smanettare.
Chi è il candidato ideale? Chi gioca con ChatGPT come se fosse un videogioco e sa ottenere esattamente quello che vuole.
Video, podcast, articoli, grafiche, tutto realizzato con l’aiuto dell’AI. Ma attenzione: non è l’AI a creare al posto tuo, sei tu che la usi per velocizzare, migliorare, sperimentare. Questo ruolo unisce creatività, storytelling, senso estetico e una buona dose di cultura digitale. Altrimenti non c'è più il tocco d'autore.
Chi è il candidato ideale? Chi ama i social, crea contenuti e vuole fare le cose in modo smart, veloce, innovativo.
Sì, perché non basta costruire un’AI che funziona: bisogna anche fare in modo che sia giusta, trasparente, non discriminatoria. E qui entrano in gioco figure ibride tra tecnologia, sociologia, filosofia e diritto. Figure sempre più richieste da aziende che vogliono evitare catastrofi reputazionali (e legali). A tal proposito, ti segnalo il professor Luciano Floridi, professore universitario che lavora proprio in questo ambito: la filosofia e l'etica che c'è dietro la tecnologia, in particolare dell'intelligenza artificiale. Qui parla di persuasione, consenso e simulazione nell'intelligenza artificiale.
Chi è il candidato ideale? Chi ha un mindset critico, ama le scienze sociali e vuole stare dentro il mondo tech senza dover scrivere codice.
La figura del data analyst non è nuova, ma oggi si lavora con dataset sempre più grandi, complessi e in tempo reale, e serve saper usare tool di AI per leggere, interpretare e visualizzare i dati. È il mestiere perfetto per chi vuole aiutare aziende, enti o startup a prendere decisioni più intelligenti e strategiche.
Chi è il candidato ideale? Chi ama Excel, ma anche Python. O chi è curioso e vuole imparare a far parlare i numeri.
Unisce visione, tech e business. L’AI Product Manager coordina team multidisciplinari per creare prodotti basati su AI. Non deve saper programmare, ma deve capire cosa serve all’utente, come l’AI può aiutare e come farlo succedere, senza mandare tutto in tilt.
Chi è il candidato ideale? Chi ha leadership, organizzazione, sa parlare sia con i tecnici che con i designer. Un vero ponte tra mondi.
Ci sono poi alcune professioni che difficilmente avrai sentito parlare, ma che prossimamente saranno sempre più conosciute. Queste sono tutte legate all'utilizzo dell'AI e saranno professioni importantissime, che sfrutteranno questa nuova e incredibile tecnologia (alla faccia di chi dice che non ci sarà più lavoro, insomma).
Cioè? Letteralmente, crea “gemelli digitali” di oggetti, sistemi o persino persone, da usare per simulazioni, test, analisi. L’AI aiuta a rendere questi modelli sempre più realistici. Questo ruolo è già usato in ingegneria, medicina, logistica e sta crescendo a vista d’occhio.
Come interagiamo con le AI? Con voce, chat, gesture? E come rendere tutto questo naturale, intuitivo, sicuro? Serve un nuovo tipo di designer, che pensa non più a interfacce uomo-computer, ma a relazioni uomo-AI. Un mix di UX, psicologia e innovazione pura.
Sembra assurdo, ma già oggi alcune aziende hanno una figura dedicata a insegnare ai dipendenti come usare bene l’AI. No, non un formatore tecnico. Un coach che spiega quando ha senso usare ChatGPT, come scrivere un prompt efficace, quali strumenti possono fare la differenza nel proprio ruolo. E tra un po’, sarà normale.
Gli insegnanti del futuro non temono l’AI, la usano. E chi lavora nella formazione o nella didattica, oggi ha la possibilità di reinventare completamente il modo in cui si insegna: usando AI per personalizzare i contenuti, creare esperienze immersive, aiutare studenti a trovare il proprio ritmo. Chi sa farlo, avrà lavoro ovunque.
Ultima, ma super affascinante: la psicologia delle interazioni uomo-macchina. Come reagiamo quando un’AI ci fa compagnia, ci dà consigli, ci ascolta? Cosa succede quando iniziamo a fidarci troppo (o troppo poco) della tecnologia? C’è un’intera branca della psicologia pronta a esplodere, e chi ci arriva ora sarà tra i pionieri.
Smettiamola di pensare che “AI” significhi solo saper programmare. Le professioni del futuro saranno ibride, creative, strategiche. Servono umanisti, comunicatori, designer, educatori, filosofi, marketers, tutti in grado di usare l’AI come leva. Non per sostituirsi a te, ma per potenziare ciò che già sai fare.
E non devi diventare ingegnere per cavalcare questa onda. Basta iniziare a conoscere gli strumenti giusti, capire il linguaggio, formarsi sulle basi. Il resto si impara facendo.
Quello che oggi sembra “troppo nuovo” o “troppo strano”, tra due anni sarà il nuovo normale. Le professioni dell’AI non sono fantascienza, sono lavori reali, retribuiti, in crescita. E sono accessibili anche a te, se inizi a metterci la testa adesso.
Ricorda: nessuno ti chiede di sapere tutto subito. Ti si chiede solo di non restare fermo. Di essere curioso. Di provare, sbagliare, esplorare. È così che si costruisce una carriera nel mondo che cambia.
Se tutto questo ti ha fatto pensare “ok, voglio capire come muovermi”, abbiamo una buona notizia: non sei da solo. Su Kung-Fu Lab trovi:
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